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GRATE


di Gianni Biondillo
con Chiara Stoppa
regia di Francesco Frongia
scene e attrezzeria Marina Conti
costumi Katarina Vukcevic
luci e suono Roberta Faiolo
produzione Atir Teatro Ringhiera
con il sostegno di NEXT ed. 2020 Progetto di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo
in collaborazione con Piano in Bilico

 

PRESENTAZIONERASSEGNA STAMPATRAILER

Come si può raccontare una metropoli che ha fatto del suo dinamismo una cifra, una missione, dopo che le nostre città si sono svuotate per una pandemia che ci ha obbligati a rimanere chiusi in casa, come fossimo tutti in clausura? Come si può raccontare il vincolo, il limite, il silenzio, il raccoglimento, se non facendoci aiutare da chi lo ha scelto per tutta la vita?Maria Chiara è una suora di clausura del convento delle clarisse di Milano. Ad un certo punto del suo percorso esistenziale ha compreso quale fosse la sua vocazione: isolarsi dal mondo per stargli più vicino. Decide così di raccontarcelo, anche per smontare i pregiudizi che abbiamo tutti nei confronti di chi ha fatto una scelta così radicale. Ma raccontare la sua vocazione significa anche scoprire le vite e le storie emblematiche di altre due sorelle che in momenti ed epoche diverse hanno fatto la stessa scelta: Chiara Daniela, che arrivò a Milano in piena seconda guerra mondiale per fondare il monastero e Maria Ida, figlia di operai socialisti che fu adolescente durante gli “anni di piombo”.
Racconti che sommati l’uno all’altro ripercorrono la Storia di una città e di un Paese. Perché scegliere la clausura non significa dare le spalle alla città che ti accoglie, ma vederla e comprenderla in modo differente. E se Milano è una città abitata da un popolo in continuo movimento, dove storie antiche e moderne collidono e s’infrangono in un turbine infinito, forse proprio da questo centro immobile la si può osservare in modo davvero nuovo. Fuori da ogni luogo comune, pieni di compassione e speranze.

Nel silenzio della città – note di regia

Il 25 novembre 2019 era una bella giornata di autunno, il clima era mite e ci spostavamo in città liberamente per una riunione, un caffè, un incontro. Quel giorno ho preso la metropolitana per andare negli uffici di ATIR per discutere del nuovo progetto che Chiara Stoppa mi aveva proposto. Ci siamo incontrati e dopo cordialità, caffè e strette di mano abbiamo incominciato a immaginare il nuovo lavoro. La proposta era chiara, raccontare Milano, città dalle mille contraddizioni e il suo sistema di mutuo soccorso. Quindi pianifichiamo l’incontro con l’autore, Gianni Biondillo. Il primo incontro con Chiara e Gianni avviene il 9 gennaio 2020. La vita a Milano prosegue come sempre tra mille impegni. Il luogo dell’incontro che Gianni ci propone è l’archivio Golgi Redaelli in via Torino, è un luogo ricco di storia e di fascino. Qui è custodito l’antico patrimonio dei Luoghi Pii Elemosinieri sorti a Milano a partire dal XIV secolo. Storie e vite di persone documentate e raccolte in faldoni che testimoniano la vocazione di Milano all’accoglienza e all’aiuto verso gli “ultimi della città”. In quel periodo tra un impegno e l’altro trovavamo il tempo per incontrarci, discutere, conoscerci meglio e progettare il lavoro.
Se ripenso a quei giorni a viso scoperto, fatti di incontri rubati a altri incontri, di contatti liberi quasi mi commuovo. Il mondo che conoscevamo, di li a poco, sarebbe cambiato. Abbiamo continuato a lavorare, certo, ci siamo rivisti grazie a riunioni online, a volte “in presenza”, ma la distanza e la clausura ci ha segnato profondamente.
La voglia di lavorare insieme però era, ed è, così forte che dopo tanta fatica, Gianni ci ha regalato una storia meravigliosa. Un mondo affascinante e sconosciuto abitato da persone che vivono liberamente la propria clausura. Un mondo interiore dove le regole sono diverse dalle nostre e da cui possiamo imparare qualcosa sulla vita, sulla morte, e su una città, Milano, capace di accogliere e di imparare dalla storia. Il viaggio verso questo nuovo spettacolo sarà più interiore, verso l’anima più profonda di noi e del nostro modo di essere.
Francesco Frongia

La vita delle suore di clausura e quella della città laboriosa, produttiva, frenetica, perennemente di corsa. Quale contrasto più stridente? Quale maggiore segno di contraddizione? C’è un punto di contatto tra questi due mondi apparentemente agli antipodi? Il respiro contemplativo, ma non certo inerte, delle religiose, può incrociarsi con quello di Milano, il cui imperativo è quello di continuare a correre e produrre senza sapere dove si va e per quale ragione si corre?
Parte da questo sguardo intrigante lo spettacolo Grate, in scena al Teatro Elfo Puccini fino al 5 dicembre. Scritto da Gianni Biondillo, con la regia di Francesco Frongia, porta in scena la città di Milano vista dal monastero di clausura. Non uno generico, ma quello delle Clarisse Povere del quartiere Gorla, accanto al Naviglio della Martesana, e attraverso gli occhi di suor Maria Chiara («con un nome così non potevo che diventare clarissa», scherza all’inizio), interpretata dalla bravissima Chiara Stoppa. Si ride, e si riflette. Perché queste donne che hanno scelto la clausura conoscono e vivono a fondo la vita a dispetto di un pregiudizio patetico e duro a morire di chi talvolta le considera dimesse e fuori dal mondo.
Famiglia Cristiana, 3 dicembre 2021

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