di e con Jacopo Maria Bicocchi e Mattia Fabris
luci Alessandro Verazzi
musiche Sandra Zoccolan
produzione ATIR
“È un piccolo gioiello della stagione appena conclusa. […] Bicocchi e Fabris, bravissimi, riescono a tenerci col fiato sospeso per tutto lo spettacolo. E non solo per il ritmo incalzante della drammatica impresa sportiva, quanto piuttosto per la vicenda esistenziale sottesa, di cui sono stati capaci di rendere tutte le sfumature e implicazioni possibili.”
Claudia Cannella, Hystrio
L’incredibile storia vera degli alpinisti Joe Simpson e Simon Yates.
La storia di un sogno ambizioso: essere i primi al mondo a scalare il Siula Grande.
Ma è anche la storia di un’amicizia, e della corda che, durante quella terribile impresa, lega questi due giovani ragazzi.
La corda che mette la vita dell’uno nelle mani dell’altro, come sempre avviene in montagna.
C’è dunque una cima da raggiungere, e c’è l’estenuante conquista della vetta.
C’è la gioia dell’impresa riuscita.
E infine, quando il peggio è passato, e la strada è ormai in discesa, c’è la vita, che fa lo sgambetto, e c’è la morte, che strizza l’occhio: un terribile incidente in alta quota. Joe durante una banale manovra si rompe una gamba.
Da quel momento in poi, tutto cambia. L’impresa diventa riuscire a tornare vivi. A 5.800 metri, la minima frattura si può trasformare in una condanna a morte. I due ragazzi ne sono consapevoli, ma nonostante le condizioni disperate tentano un’operazione di soccorso.
Tutto sembra funzionare finché, proprio quando le difficoltà sembrano superate, ecco che c’è un altro imprevisto, questa volta fatale. E c’è allora il gesto, quel gesto che nessun alpinista vorrebbe mai trovarsi obbligato a fare: Simon è costretto a tagliare la corda che lo lega al compagno. Un gesto che separa le loro sorti unite. Che ne (s)lega i destini per sempre.
Quell’atto estremo però, in questo caso miracoloso, salverà la vita a entrambi: tutti e due riusciranno a tornare vivi al campo base, a ritrovarsi insperatamente lì dopo 4 giorni.
È la storia di un miracolo. Di un’avventura al di là dei limiti umani, ed è al contempo una metafora delle relazioni e di tutti legami. La montagna diventa la metafora del momento in cui la relazione è portata al limite estremo, in cui la verità prende forma, ti mette alle strette e ti costringe a “tagliare”, a fare quel gesto che sempre ci appare così violento e terribile, ma che invece, a volte, è l’unico gesto necessario alla vita di entrambi.
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