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ALDILA’ DI TUTTO


di e con Valentina Picello e Chiara Stoppa
drammaturgia Carlo Guasconi e Chiara Stoppa
Supervisione Arturo Cirillo
assistente alla regia Lorenzo Ponte
scene e costumi Eleonora Rossi
disegno luci Alessandro Verazzi
scelte musicali Roberta Faiolo
produzione ATIR Teatro Ringhiera 
con il sostegno di Regione Lombardia e 
Fondazione Cariplo – Progetto NEXT 2018/2019
si ringrazia Olinda/TeatroLaCucina per la collaborazione

foto di scena Serena Serrani

PRESENTAZIONERASSEGNA STAMPATRAILER

Chiara Stoppa, nel 2010, dopo una lunga malattia, esordisce in teatro con il suo monologo Il Ritratto della Salute, scritto con Mattia Fabris, spettacolo apparentemente sul tema del tumore ma che in realtà affronta la difficile questione delle scelte che si fanno nella propria vita.
Dopo questo felice primo lavoro personale, Chiara decide di affrontare un tema ancora più complesso: la morte e l’accompagnamento verso di essa. Per questo secondo capitolo, la scelta drammaturgica verte su un dialogo e Chiara individua subito come sua interlocutrice Valentina Picello, sua amica e collega da vent’anni. Le unisce un’affinità artistica ma soprattutto la condivisione di momenti di vita fra cui un viaggio on the road in Croazia nel 2014 durante il quale tutto ciò che capita loro le porta inevitabilmente ad uno scontro/riflessione su vita, morte e miracoli che possono accadere.
Il luogo in cui approdano è la stessa isola in cui l’anno prima Chiara ha accompagnato la sua amica Giovanna per un’ultima vacanza. Giovanna è malata. Giovanna ha trentaquattro anni. Giovanna morirà dopo un mese. Dopo questa vacanza, Giovanna regala a Chiara la sua ultima settimana di vita in ospedale, in cui raccoglie pensieri ed emozioni, riflessioni e contraddizioni.
L’estate dopo, con Valentina, sulla stessa isola, si trasforma nella possibilità di rivivere spazi, rapporti e pensieri con un tempo nuovo, non calcolabile, non identificabile ma solo attraversabile.
Che cos’è questo tempo? Non coincide con nulla, è in mezzo, è quello che c’è in mezzo. Il concetto della vita e della morte vanno scissi. I due limiti del segmento A e B sono nascita e morte, non vita e morte. Quello che ci sta in mezzo, gli infiniti punti C, sono le possibilità che le due attrici vogliono raccontare.

«Come è già accaduto con la giovane e notevole compagnia Eco di fondo per lo spettacolo La sirenetta, anche in questo lavoro di Chiara Stoppa e Valentina Picello, che non sono una compagnia ma un duo di fatto per antica e appassionata amicizia e comune sentire teatrale, ho deciso di portare il mio sguardo un po’ da esterno all’interno del loro laboratorio creativo. Anche qui non si parte da un testo ma insieme all’attore e drammaturgo Carlo Guasconi, che ho potuto conoscere e apprezzare durante uno degli ultimi premi Riccione (di cui sono in giuria), il copione si costruisce giorno per giorno, prova per prova, facendo raccontare, recitare, cantare, esprimersi Chiara e Valentina. Se questo modo di creare un spettacolo mi è nuovo e piuttosto ignoto, e anche per questo mi incuriosisce, quello che invece non mi è nuovo per nulla è il tema di questo lavoro. La morte a teatro, la coesistenza dei vivi e dei morti, il morire e il dover rialzarsi perché è tutto per finta, e domani si ricomincia, tutto questo mi risuona. Come anche il chiedersi dove si va, se si va, in qualche luogo o in qualche tempo, dopo morti; come i vivi pensano ai morti, e come forse i morti si occupano dei vivi. Sentire discutere Chiara e Valentina su le morti, anche le loro, mi porta inesorabilmente a pensare alle mie, a quelli che non ci sono più, a quanto è prezioso e delicato esserci, e sopratutto a quanto il teatro ci salva, portandoci fuori delle ferree leggi della natura e della Storia. Per lasciarci lì dove tutto esiste per un istante e per sempre, perché finita una storia la si può sempre ri-raccontare, o raccontarne di nuove, in un eterno e poi, e poi…..»
Arturo Cirillo

“Valentina Picello e Chiara Stoppa, con la supervisione di Arturo Cirillo, confezionano un lavoro che – oltre a rimarcarne il valore e la vitalità interpretativa – guarda in modo efficace e denso all’esistenza, sfiorandone le spigolature e le ferite aperte con grazia ma senza reticenze, inchiodando chi osserva a quanto di sé scova in entrambi i caratteri, allo specchio in cui può non essere facile riconoscersi, perché può esserlo fare pace con la nudità delle emozioni più ancora che con quella – qui evocata – dei corpi”.
Cultweek, 11 gennaio 2019

Aldilà di tutto è un gioco di equilibri. Perché ad affrontare i temi della malattia e della morte si rischia lo psicodramma. Ma in questa produzione Atir, che si vale della supervisione registica di Arturo Cirillo, dinamismo e armonia, commozione e ironia, un senso di deliquio amaro e beffardo accentuato da frammenti di road movie, invitano alla leggerezza. Senza esacerbazioni, ci accostiamo a temi complessi, attraverso lo sguardo di due donne che svelano la propria fragilità, ma anche infinite risorse.
Brava nella sua sincerità espressiva, nello scavo introspettivo, Chiara Stoppa, che avevamo già apprezzato nell’analogo “Ritratto della salute” scritto con Mattia Fabris. Valentina Picello è un fascio inebriante di brividi ed emozioni. A tratti da pelle d’oca.”
Klp, 18 gennaio 2019

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