Io come lei
storia di due amiche molto lontane, terribilmente vicine
da un’idea di e con Chiara Stoppa e Virginia Zini
testo e regia di Giuseppe di Bello
scene e costumi di Maria Paola Di Francesco
luci di Marco Ottolini
musiche originali di Omar Nedjari
produzione ATIR
Io come lei è la storia di due donne che raccontano di quando, ragazzine, sono state protagoniste di un momento straordinario che, oltre alle loro vite, ha cambiato anche le relazioni tra tutti gli abitanti del loro vicinato.
Andrea e Andrea (questi i loro nomi), compagne di classe, per niente amiche, vivevano nella Città di M, in un quartiere molto colorato ma anche socialmente degradato, dove le differenti provenienze e le reciproche diffidenze e pregiudizi impedivano di fatto qualsiasi serena comunicazione tra le persone.
Quella situazione, ovviamente si rifletteva pienamente nel disastrato quotidiano della classe frequentata dalle due, dove regnavano l’insofferenza, l’intolleranza, la sonnolenza e uno scontato pessimo rapporto con gli insegnanti.
Ma… (nelle storie c’è sempre un “ma”) un giorno, a sorpresa, entrò nella loro classe un supplente di musica, con pochi anni più di loro, fresco di incarico, ancora pieno di energie.
Trattandosi di un supplente, e per di più di una materia che neppure consideravano, la classe assaporò subito l’idea di fargli passare immediatamente la voglia di continuare a insegnare, ma, appunto, le cose piano piano andarono completamente in un’altra direzione. Il giovane professore infatti sembrava sapere esattamente come attivare le loro giovani e riluttanti menti, fino a farle riflettere, partecipare, comunicare e infine creare.
Ed è proprio raccogliendo uno dei tanti spunti che l’insegnate gli offriva, che le due ragazzine, dopo varie vicissitudini diventate finalmente amiche, si imbarcano nel sogno di una grande festa durante la quale una canzone da loro creata finisce per diventare l’inno del grande cambiamento.
NOTE DI REGIA
«Se dovessimo cercare un’immagine capace di riassumere le tante componenti di questo spettacolo, disegneremmo certamente quello che può accadere in un deserto quando piove: l’acqua va risvegliare tutti i semi dormienti e in poco tempo, a sorpresa, tutto fiorisce cambiando completamente l’intero paesaggio.
Questo è quello che abbiamo fatto accadere in Io come lei presentando dapprima un territorio socialmente inospitale, un deserto di relazioni tra culture diverse che si concretizza anche nelle relazioni tra i ragazzi a scuola.
E così avrebbe continuato ad essere se un giorno, a scuola, inaspettato, non fosse comparso un giovane professore, supplente di musica, fresco di incarico e pieno di energie, istintivamente capace di sorprendere i ragazzi che piano piano cominciano ad apprezzarlo sempre più.
Oltre alle continue sorprese, questi dà loro la sensazione di essere ascoltati, di essere presi in considerazione, di essere meritevoli di fiducia e di essere capaci, al di là del giudizio che hanno di sé stessi, di creare. Semplicemente li stimola a partecipare.
E così, come una pioggia nel deserto, i pessimi studenti lentamente si trasformano in persone capaci di comunicare attraverso l’empatia e a collaborare insieme per disegnare, nel loro quartiere, una realtà più pienamente sociale. Quello che noi abbiamo chiamato il “miracolo”.
Lo spettacolo è narrato da due personaggi, compagne di scuola che, oltre a dare voce e corpo a tutti gli altri componenti la classe, incarnano sin dall’inizio il conflitto esistente, ma che piano piano diventano l’emblema del cambiamento.
I linguaggi utilizzati, dal parlato ai gesti e fino alla scelta del rap finale, alternando momenti esilaranti ad altri più coinvolgenti emotivamente, disegnano un territorio fisico ed esperienziale che favorisce un’immediata identificazione da parte dei giovani spettatori, senza mai rinunciare alla poesia o alla verità dei sentimenti o delle emozioni.
Insomma, alla fine quello che abbiamo cercato di fare è stato produrre bellezza.
Proprio come un deserto. Fiorito.»
Pino Di Bello
Pagina in allestimento.